La musica e la bellezza di Dio
Ed essendo Cristo “la” Verità, quest’ultima non è raggiungibile attraverso uno sforzo spirituale, morale o intellettuale, ma è capace essa stessa di andare incontro ad ogni uomo e donna, raggiungendoli lì dove essi si trovano. Ed è lo Spirito Santo a inverare questo dinamismo attraverso i sensi, per cui «grazie alla Sua azione il tocco divino ci raggiunge e trasforma nell’ascolto della Parola di Dio e dei canti, nella vista che educata dalla fede sa leggere il linguaggio dei segni e dei gesti, nel tatto che ci mette in rapporto con i sancta […], nel gusto che assapora il pane eucaristico come cibo di vita eterna, nell’olfatto che attraverso il profumo dei segni si apre al profumo di Cristo» (p. 87).
Questa azione divina genera nella creatura un immenso stupore, come scrive Papa Francesco in Desiderio desideravi: «La bellezza, come la verità, generano sempre stupore e quando sono riferite al mistero di Dio, portano all’adorazione» (n. 25).
La bellezza, di cui qui si parla, non dipende però dal gusto soggettivo della singola persona, e tantomeno dal suo riconoscimento (per quanto quest’ultimo sia fondamentale per l’atteggiamento di stupore di cui si parlava) «ma è inscritta nelle cose, dotata di una forza oggettiva» (p. 93) e capace, tanto di esprimere l’armonia che la contraddistingue, quanto di portare ben al di là di ciò che è mondano. Cristo è quella bellezza e quella verità capace di offrire, in particolare nell’evento liturgico, una vita realmente rinnovata.
La bellezza di Cristo ha anche la forza di smascherare ogni falsa bellezza, in quanto egli stesso, il più bello tra i figli degli uomini, si è donato e rivelato sub contraria specie, e cioè attraverso la bellezza di un amore crocifisso: una luce che scaturisce proprio dal dolore offerto per amore: «è questo “amore folle” di Dio il volto della bellezza, che sola può aiutare gli abitatori del tempo a “trasgredire” veramente la morte e a “redimire” con la carità il frammento ferito dal male: è l’amore umile e generoso, ricevuto dall’alto, la bellezza che salva» (pp. 109-110).