La Bibbia è il libro dell’identità culturale, della tradizione Europea e del suo futuro.

500 500 Francesco Romano
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L’Unione Europea non è nata per un caso del destino, ma risponde alle esigenze di molti popoli che si riconoscono uniti tra loro per la condivisione di una storia millenaria fatta di tradizioni e valori comuni come la dignità della persona umana, la pace, la tolleranza, il rispetto della sussidiarietà, la ricerca del bene comune. Valori che sono alla radice dell’identità europea e che per questo hanno potuto esprimersi a volte anche dopo un lungo travaglio durato molti secoli tra alleanze, conflitti, rivalità.

L’Europa ha conosciuto tempi di gran lunga peggiori dei nostri, ma per merito di personalità illuminate, pur con orientamenti politici distanti, ha saputo farsi guidare dai valori costitutivi della sua radice identitaria e trovare punti di convergenza anche tra posizioni distanti.

Da oltre sessanta anni si parla di Unione Europea, ma non sempre è stato fatto lo sforzo di coltivarla cercando di favorire nelle relazioni tra gli stati un rapporto dinamico finalizzato a riconoscere e approfondire i valori e i principi che sono alla base del processo di unificazione europea. È innegabile che l’esperienza di questi decenni sia contrassegnata anche dallo sviluppo della Comunità Europea, per esempio per quanto riguarda le attività economiche, il livello di protezione sociale, la dignità umana. Su queste basi l’Europa ha potuto aiutare la propria crescita e consolidare la democrazia con la vittoria sulle dittature e l’adesione di nuovi popoli. Tuttavia, l’elemento più tangibile e fonte di speranza per il futuro è stato senz’altro il valore condiviso e irrinunciabile della pace.

Nel 1992 il trattato di Maastricht sostituì il trattato di Roma che aveva istituito la CEE e stabilì le regole e i parametri economici per l’adesione di altri paesi. Istituì un sistema europeo di banche (SEBC) che comprende la Banca Centrale Europea (BCE) e le banche centrali nazionali con il compito di emettere la moneta unica e occuparsi di politica monetaria con particolare riferimento alla stabilità dei prezzi.

Una grande occasione che l’Europa non ha saputo cogliere è stato il progetto di una costituzione europea siglata a Roma il 29 ottobre 2004, ma senza mai aver visto la luce per l’esito negativo del referendum del 2005 riportato dalla Francia e dall’Olanda.

Successivamente il 13 dicembre 2007 il trattato di Lisbona, sottoscritto da ventisette Stati membri, modifica il Trattato di Maastricht sull’Unione Europea e il Trattato sulla Comunità Europea che, unificandoli, avrebbe dovuto sostituire. Il Trattato di Lisbona recepisce in gran parte la mancata Costituzione europea.

Con uno sguardo positivo non possiamo sottovalutare che il Trattato di Maastricht aveva dato risultati anche apprezzabili, questa volta non di natura burocratica, favorendo l’avvicinamento tra i popoli con il concetto di cittadinanza europea senza venire meno quella nazionale. Grande successo hanno avuto i programmi di scambio tra studenti come l’Erasmus che ha coinvolto la comunità universitaria transnazionale riportandoci con la memoria ai tempi del cristianesimo medievale e del Rinascimento.

Il Trattato che istituisce la Comunità Europea si fonda su valori fondamentali. Al primo posto vi è la solidarietà tra i popoli nel rispetto della storia, della cultura e delle tradizioni. La diversità viene percepita come arricchimento. Il Trattato costituzionale presenta anche la solidarietà nei vari aspetti della politica sociale, per esempio la solidarietà tra gli Stati membri in caso di attacchi terroristici o calamità naturali. Infine l’Unione Europea promuove la solidarietà anche con il resto del mondo.

A questo dato di fatto si affianca però la preoccupazione di non riflettere abbastanza sulle ragioni e sui valori che hanno favorito in Europa l’affermarsi del processo di pace più lungo che sia mai stato conosciuto. Guardare alla pace non significa semplicemente prendere atto dell’assenza di guerra grazie all’Unione Europea. Si tratta invece di riconoscere e proclamare i valori di fondo che avvicinano popoli di culture certamente diverse, ma non tanto lontane tra loro. L’esperienza di questi anni porta ad affermare che il processo di integrazione europea non è un’operazione tecnocratica che possa favorire l’incontro di modelli sociali e culturali. Espressione di questa impostazione è stato il fallimento del progetto di Costituzione europea che nel 2005 non riuscì a superare il referendum aprendo la strada alla corrente così detta euroscettica.

È importante ricordare anche le meditazioni di Giovanni Paolo II in occasione degli “Angelus” nei mesi di luglio agosto 2003, quindi in prossimità del fallito progetto di Costituzione europea. Il 17 agosto del 2003 il Papa esortava l’Europa a recuperare la forza unificante del cristianesimo che ha saputo integrare tra loro diversi popoli e culture, inoltre “il processo di allargamento dell’Unione Europea ad altri paesi non può riguardare unicamente aspetti geografici ed economici, ma deve tradursi in una rinnovata concordia di valori da esprimersi nel diritto e nella vita”. Nell’esortazione del 24 agosto 2003 il Papa rivendica per il Trattato le radici cristiane dell’Europa quale principale garanzia per il futuro, mentre un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili, il più possibile condivisi dai cittadini.

È bene chiarire però che parlare di radici cristiane dell’Europa non significa fare una scelta confessionale come principio ispiratore, bensì ricordarsi anche della storia che riguarda la fondazione dell’Europa, soprattutto a partire dall’Italia, come tradizione che si forma durante il millennio dell’unità giuridica.

 

Il cardinale Carlo Maria Martini nella prefazione al libro “Giovanni Paolo II e l’Europa” indica la Bibbia come il libro del futuro dell’Europa ricordando che il Papa Giovanni Paolo II in più occasioni ha ribadito che l’Europa deve ritrovare le sue radici cristiane se vuole veramente poter guardare al proprio futuro: “la storia della formazione delle nazioni europee cammina di pari passo con l’evangelizzazione. […] Solo l’Europa che riscopre le proprie radici cristiane potrà essere all’altezza delle grandi sfide del terzo millennio: la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la salvaguardia del creato. Questi valori sono espressi in maniera privilegiata nei libri delle Sacre Scritture. La Bibbia è quindi il libro delle radici europee e sarà anche il libro del suo futuro”.

Osserva ancora il card. Martini che la Bibbia non è soltanto il libro che riporta le tradizioni del popolo ebraico e quello delle origini del cristianesimo, ma è anche il libro del passato dell’intera storia europea, come hanno riconosciuto tutti i grandi spiriti europei: per Goethe “la lingua materna dell’Europa è il cristianesimo” e per Kant “il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà”; per Nietzsche “per noi Abramo è più di ogni altra persona della storia greca e tedesca. Fra ciò che sentiamo alla lettura dei salmi e ciò che proviamo alla lettura di Pindaro e Petrarca c’è la stessa differenza che esiste la fra la patria e la terra straniera”.

La Bibbia può essere efficacemente il libro del futuro dell’Europa. Il futuro dell’Europa è strettamente legato alla testimonianza di unità che sapranno dare i discepoli di Cristo. Ora il cammino inevitabile di unità tra le Chiese in Europea si farà a partire dalla Scrittura e mediante una conoscenza più profonda di essa. La Bibbia fornirà il terreno comune sul quale potremo ritrovare i valori che ci uniscono come Chiese cristiane e che ci impongono di lavorare insieme per il futuro del nostro continente e del mondo intero.

Per il futuro dell’Europa sarà pure necessario prendere sempre più viva coscienza del rapporto che lega le Chiese cristiane al popolo ebraico e del ruolo singolare di Israele nella storia della salvezza, storia che riguarda tutte le nazioni. L’Europa è stata la terra nella quale si è consumata la più terribile persecuzione contro il popolo ebraico.

In modo del tutto attuale il card. Martini affermava che il conflitto che contrappone ebrei e palestinesi non potrà essere superato se non con l’aiuto e attraverso l’assunzione di responsabilità da parte di tutte le grandi nazioni e in particolare dell’Unione Europea. Ma per questo l’Unione Europea dovrà ritrovare le sue radici bibliche che la legano indissolubilmente con il popolo ebraico.

La Bibbia è il libro del futuro dell’Europa perché nelle sue pagine noi riconosceremo sempre di più le nostre radici, anche se non le uniche, e potremo trovare in essa le motivazioni per camminare insieme come grande popolo europeo.

L’Europa che ha lasciato dietro di sé le guerre dei secoli passati e ha imparato a conoscere la forza distruttiva, l’inutile e assurda violenza, può e deve essere per gli altri continenti promotrice e garante di grande pace. In altre parole sarà sempre più necessario dire verità forti e sincere sull’uomo, sulla sua vita e sul suo destino, partendo dalle parole della Bibbia che derivano dalla stessa verità di Dio. Sarà necessario dire Dio all’uomo contemporaneo con un linguaggio chiaro e comprensibile che esprima la sua trascendenza e il suo amore per l’umanità e il bisogno di ogni tempo di riposare in lui. La Bibbia contiene queste parole. La Bibbia è dunque il libro del passato dell’Europa, ma è anche il libro del nostro presente.

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Francesco Romano

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