di Alessandro Clemenzia · «La nevicata è una manifestazione dell’indisponibile nella sua forma più pura: non possiamo produrla, non possiamo forzarla, non possiamo nemmeno prevederla con certezza, quantomeno non con grande anticipo. Non possiamo afferrare la neve, non possiamo appropriarcene: quando la prendiamo in mano si scioglie tra le dita, se vogliamo portarla in casa lei scivola via, e se vogliamo conservarla nel congelatore smette di essere neve».
Con questa bella immagine della neve, Hartmut Rosa, docente di filosofia in Germania, nel suo testo Indisponibilità. All’origine della risonanza (Queriniana 2024) introduce uno dei temi più interessanti, ai nostri giorni, per comprendere il rapporto tra il soggetto e la realtà.
Di fronte al tentativo della Modernità di rendere tutta la realtà sempre e subito immediatamente disponibile, l’autore mostra come l’esperienza vera e autentica che caratterizza l’esistenza di ogni uomo e di ogni donna nasca invece dall’incontro con l’indisponibile. Ciò accade nonostante il desiderio umano sia spinto interiormente e culturalmente a rendere il mondo un “punto di aggressione”, e cioè come una serie di oggetti che possono e devono essere conosciuti, ottenuti, controllati, dominati e resi utilizzabili: si tratta di un atteggiamento che la realtà ostacola fortemente, proprio in virtù della sua indisponibilità, generando così – in chi intende vivere questa dinamica “afferrante” – un perenne stato di ansia e di frustrazione. Il desiderio di disponibilità consiste a) nel rendere riconoscibile tutte le cose, generando così un costante ampliamento della conoscenza, b) nel rendere accessibile tutto ciò che immediatamente non lo sarebbe, c) nel dominare e controllare ogni aspetto del reale, d) nel rendere utilizzabile il mondo come strumento per il raggiungimento del proprio obiettivo. L’autore rintraccia, in queste quattro caratteristiche, il fine della scienza (volta ad aumentare sempre più il sapere), il fine dello sviluppo tecnico (che intende mettere tutto il mondo sotto controllo), il fine dello sviluppo economico (dove la realtà viene usata per uno scopo preciso), il fine degli apparati politici e amministrativi (che tendono a rendere pianificabile tutta la vita sociale umana).
Eppure, nonostante la loro forza, queste tendenze umane e sociali non sono comunque in grado di ottenere ciò che le animano dal di dentro, in quanto la realtà non si lascia manipolare dall’interpretazione; scrive Hartmut Rosa: «Il mondo reso disponibile scientificamente e tecnicamente, economicamente e politicamente, ci sembra ritrarsi e chiudersi misteriosamente, si ritrae e diventa illeggibile e silenzioso, e anzi si rivela minacciato e minaccioso allo stesso tempo e dunque costitutivamente indisponibile» (p. 51). In questo modo, il tentativo della modernità di rendere sempre e subito disponibile la realtà è di per sé fallimentare, in quanto l’unica cosa che va ad ottenere è il suo contrario, vale a dire un impoverimento, se non addirittura una inclinazione, della relazione tra soggetto (o soggetti) e il mondo.
Esiste tuttavia una particolare e intrinseca attitudine in ogni uomo e donna, a prescindere da ogni tentativo di voler addomesticare (o rendere disponibile) la realtà: la risonanza. Quest’ultima consiste in una particolare modalità relazionale tra soggetto e mondo, e la sua dinamica si fonda su quattro caratteristiche: prima di tutto il soggetto viene raggiunto, toccato e mosso interiormente da qualcosa di esterno, come se si trattasse di una vera e propria “chiamata”; in secondo luogo, una volta raggiunto il “contatto”, perché ci sia risonanza è necessaria una risposta attiva e personale da parte del soggetto, e cioè una consapevole sintonizzazione soggettiva con questa chiamata proveniente dall’esterno; in terzo luogo, la persona coinvolta in qualche modo viene trasformata, in modo variabile, da quell’incontro, in quanto non è più capace di rimanere come prima, come se nulla fosse accaduto; da ultimo, la risonanza avviene sempre nella sua indisponibilità, in quanto non esistono “libretti di istruzione” che spieghino il suo funzionamento, né sono previste possibili forzature perché tutto ciò avvenga o non avvenga (l’imprevedibilità dell’accadere o meno rimane una costante).
Perché ci sia davvero risonanza, insieme all’indisponibilità sono necessari altri due elementi: l’accessibilità del soggetto e della realtà, intesa come possibilità di entrare in contatto con qualcosa di esterno, e la gratuità, che caratterizza ogni avvenimento in cui accade qualcosa senza che nessuno l’abbia predisposto.
Un testo davvero interessante quello di Hartmut Rosa, che ha qualche suggerimento da offrire anche alla teologia e all’ecclesiologia, richiamandole non tanto (seppure sia sempre essenziale ribadirlo) alla “non gestibilità” di ciò che ha a che fare direttamente con il mistero di Dio e della Chiesa, quanto soprattutto all’indisponibilità della realtà, che per ogni cristiano rimane costantemente qualcosa di “dogmatico”, in quanto è il luogo in cui ciascuno, in modo più o meno consapevole, continua ad essere raggiunto dalla presenza di Cristo.