Il ritorno di Sako a Baghdad

di Giovanni Campanella · Già un anno e mezzo fa, nel novembre 2022, su questa stessa rivista, mi sono occupato del cardinale Louis Raphael Sako, patriarca della Chiesa caldea, e ho riferito riguardo al progressivo avvicinamento tra Chiesa caldea e Chiesa assira (vedi). Anche il nostro direttore ha scritto di lui in due articoli di marzo (vedi) e di agosto 2020 (vedi) commentando a margine di alcune interessanti riflessioni del cardinale sulla laicità dello Stato, l’integrazione delle sue componenti e lo “ius commune”.

A proposito di integrazione delle varie componenti di uno Stato, il Presidente iracheno Jalal Talabani, quasi 11 anni fa, il 10 luglio 2013, aveva emanato il Decreto 147, che riconosceva a livello della legislazione nazionale la nomina pontificia del Patriarca a capo della Chiesa caldea “in Iraq e nel mondo” e lo riconosceva “responsabile dei beni della Chiesa”. Tuttavia, esattamente dieci anni dopo e quindi l’anno scorso, nel luglio 2023, il Presidente Abdul Latif Rashid aveva cancellato il decreto, aprendo una crisi nei rapporti tra Patriarcato caldeo e vertici politico-istituzionali iracheni, che aveva spinto il Patriarca Sako a lasciare la sede patriarcale di Baghdad e trasferirsi a Erbil.

o, il cardinale Sako è ritornato a Baghdad, dopo quasi undici mesi trascorsi lontano dalla sede patriarcale. La sera stessa ha presieduto una liturgia eucaristica nella chiesa di Mar Girgis. Si è stretta intorno a lui tutta la comunità locale, insieme alle suore, i sacerdoti e i vescovi Basilius Yaldo e Shlemon Warduni.

Il Patriarca ha ricordato che i cristiani autoctoni dell’Iraq non sono estranei all’Iraq. Anche loro sono discendenti della civiltà mesopotamica, dei creatori dell’Epopea di Gilgamesh, di Hammurabi, autore della prima legge nella storia umana. Sono discendenti di Abramo il Caldeo, il padre dei credenti nell’Unico Dio. La Chiesa caldea è una delle più antiche e ha sempre dato molto alla patria.

Sako, ringraziando il Primo Ministro per la sua iniziativa riconciliatrice, ha auspicato che il governo rispetti la rappresentanza dei cristiani caldei, sulla base dei principi di cittadinanza e uguaglianza, e restituisca case e proprietà sequestrate. «Un ripristino della giustizia nei confronti dei cristiani – ha sottolineato ancora il Cardinale – “può incoraggiare quelli che sono emigrati a tornare nella loro terra, investire e creare opportunità di lavoro”» (ibidem).