Donne nell’Arcidiocesi di Algeri

290 257 Giovanni Campanella
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di Giovanni Campanella · Sul sito ufficiale della Chiesa Cattolica di Algeria è stata pubblicata il 13 marzo 2024 un’interessante intervista a monsignor Jean-Paul Vesco, padre domenicano e, dal 2021, arcivescovo metropolita di Algeri (vedi). L’intervistatrice è la giornalista Marie-Lucile Kubacki, inviata speciale permanente a Roma per La Vie, rivista francese settimanale cristiana di attualità. L’argomento principale ma non unico è il ruolo delle donne nella Chiesa.

L’Arcivescovo non nega che ci sia un problema costituito dal fatto che nei processi decisionali della Chiesa universale le donne hanno ancora un peso modesto. Tale problema è condiviso anche dalle altre grandi religioni monoteiste. Tuttavia, negli ultimi anni si stanno facendo dei rilevanti passi in avanti, grazie anche allo stile sinodale che sta sempre più plasmando la Chiesa. Comunque, ormai da vari anni sono spesso le donne a costituire il nerbo delle parrocchie: spesso la maggioranza dei catechisti sono infatti donne e inoltre esse sono l’anima delle chiese domestiche, ossia le famiglie.

L’intervistatrice incalza maggiormente l’Arcivescovo domandandogli qual è l’effettiva situazione nel suo contesto: qual è il ruolo delle donne nel governo dell’Arcidiocesi di Algeri? L’Arcivescovo risponde che il vertice della curia è costituito principalmente da sei soggetti: lui stesso evidentemente, un vicario generale, una segretaria generale, una economa, una economa aggiunta e una responsabile per la diaconia. Come si vede, di sei responsabili quattro sono donne. Essi riflettono insieme su quasi tutte le decisioni. La curia è un ambiente soprattutto femminile e ciò dà maggiore vitalità a tutto il quotidiano. È vero che in ultima analisi la responsabilità finale delle decisioni ricade sul vescovo, pastore della diocesi, custode della chiesa locale. Tuttavia, tutto il processo che porta alla decisione definitiva è sempre più informato di fiducia, conoscenza reciproca e ricerca di un progetto comune. Alla fine, le decisioni sono spesso il risultato di un largo consenso quando non dell’unanimità.

Il consiglio episcopale è formato da tre presbiteri, una religiosa, una donna laica del Movimento dei Focolari e quattro altri soggetti laici algerini di cui due donne. La spinta alla partecipazione dei laici autoctoni si è sentita ancora più forte a seguito dell’indipendenza dell’Algeria (1962).

Nel resto pur interessante dell’intervista l’Arcivescovo riflette, più a livello di Chiesa universale, sul diaconato femminile e sulle vocazioni femminili in generale. Riguardo al diaconato, l’Arcivescovo ritiene che alcune argomentazioni avanzate non sembrino convincenti. Tuttavia è anche vero che una particolare forma di diaconato femminile trovi radici nella tradizione della Chiesa. È un argomento su cui riflettere bene e profondamente. Il prelato vede comunque di buon occhio passi avanti nel senso di autorizzare donne e più in generale laici formati a commentare la Parola di Dio nel quadro della messa domenicale.

Ciò mi fa pensare anche che in fondo sono proprio donne le prime ad annunciare la Buona Novella della Risurrezione.

Tornando al contesto algerino, il fatto che le donne incomincino a farsi strada anche in paesi di cultura prevalentemente araba fa molto ben sperare.

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Giovanni Campanella

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