”Bisogna smettere di armare il mondo”. Il carteggio tra Giulio Andreotti e Giorgio La Pira (1950-1977)

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Per i tipi di Polistampa è uscito per conto della Fondazione La Pira il carteggio tra Giulio Andreotti e Giorgio La Pira (1950-1977). ”Bisogna smettere di armare il mondo” .  Questo è il titolo del volume a cura dello storico Augusto D’Angelo dell’università La Sapienza di Roma.  Il titolo del libro sembra una frase di Papa Francesco, pronunciata in questi giorni, invece è di La Pira di quasi mezzo secolo fa. La Pira voleva un disarmo bilanciato tra le potenze atomiche: in altre parola proponeva che gradualmente si disarmassero mantenendo un equilibrio onde evitare che nella fase del disarmo qualcuno facesse il furbo e scatenasse una guerra d’attacco. Il carteggio  tra  il sindaco di Firenze e il Ministro e poi Presidente del Consiglio Giulio Andreotti appartiene al repertorio classico degli interventi di La Pira nei confronti dei grandi leader democristiani che egli consigliava sulla politica estera e su come raggiungere una pace duratura tra i popoli. Un carteggio simile a questo è quello che è già stato pubblicato, sempre dal Polistampa, tra La Pira e Aldo Moro. Come si evince La Pira si metteva in comunicazione con i vescovi di Roma (il Papa) e per la politica italiana con i leader democratici cristiani. Andreotti in una nota riportata da D’Angelo al carteggio ricorda di avere conosciuto La Pira nel 1945-46 “come politico DC”.

La nota si riferisce all’interrogatorio di Andreotti nel processo di beatificazione di La Pira. Da questa realtà politica prende le distanze, invece, in una bella prefazione il cardinale Matteo Zuppi Presidente della CEI che in 6 pagine e mezzo  evita accuratamente di ricordare, nell’inquadramento storico del carteggio, che Giorgio La Pira  e Giulio Andreotti dal 1950  al 1977 erano sempre stati eletti nelle Istituzioni come democratici cristiani. Questo non mi meraviglia perché le alte gerarchie vaticane e italiane hanno sempre avuto un pessimo rapporto con la DC. Ricordo che i fondatori dell’impegno dei cattolici democratici nella politica italiana Don Romolo Murri, Don Luigi Sturzo e Alcide de Gasperi sono sempre stati perseguitati, in diverso modo, dal Vaticano e dalle compiacenti autorità ecclesiastiche schierate con il padronato e con il fascismo. Probabilmente queste cose al Cardinale Zuppi non interessano e si concentra sul piano dei valori di La Pira come se lui fosse stato un eremita che viveva e pregava sul Gran Sasso occupandosi di politica da solo e da molto lontano. Questa omissione  minimizza l’apporto dato da  La Pira e al suo modo di governare Firenze. La Pira conquistò Palazzo Vecchio battendo nel 1951 il bravo sindaco uscente, il comunista Mario Fabiani con i voti della DC. Questa omissione è una caratteristica che sembra caratterizzare l’esistenza della Fondazione La Pira.

L’attività politica di Giorgio La Pira  è indigesta sia alla Fondazione sia al bravo cardinale Zuppi.  Faccio  un

Giovanni Pallanti con La Pira e Moro.

esempio:  nel 1974 i giovani democristiani di Firenze organizzarono un ricordo dell’arresto operato dalla polizia fascista ad Alcide De Gasperi, avvenuto alla stazione di Santa Maria Novella in Firenze nel 1927, quando fu falsamente accusato di tentato espatrio clandestino. La riunione si svolse al Palazzo dei Congressi nella sala verde. L’incontro fu presieduto dal giovane Andrea Drigani e introdotto da me, come segretario dei giovani DC. Parlò Giulio Andreotti. Dopo Andreotti chiese la parola Giorgio La Pira presente tra il pubblico in prima fila.  La Pira  fece un discorso straordinariamente importante dicendo: “che dopo le elezioni del 1948 De Gasperi aveva ragione facendo un governo  alleandosi con le forze laiche e antifasciste e avevamo torto io e Dossetti che volevamo un governo tutto democristiano”.  Ecco qui  un’ennesima attestazione della matura  visione politica di Giorgio La Pira.

Il carteggio è interessante per le lettere che il professore invia ad Andreotti. La parte di Giulio Andreotti (il carteggio è fatto da 165 documenti) è composta di telegrammi brevissimi in cui ringrazia, quasi sempre, La Pira dei suoi consigli. Finito di leggere il carteggio mi sono convinto ancora di più che il cardinale Giuseppe Betori ha compiuto una grande impresa accompagnando nella Congregazione dei Santi l’elezione a “Venerabile “  di Giorgio La Pira. Un altro grande interprete di La Pira è stato l’arcivescovo Rino Fisichella con un poderoso discorso sulla vita e l’opera di Giorgio La Pira fatto prima nella Congregazione per i Santi e poi ripetuto, poco dopo, su invito del cardinale Betori, al popolo di Firenze in palazzo Medici Riccardi. L’arcivescovo Fisichella non sfuggì mai nella sua narrazione dal commentare l’impegno politico del venerabile Giorgio La Pira.

 

 

 

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Giovanni Pallanti

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