21 copti ortodossi nel Martirologio Romano
di Giovanni Campanella · L’11 maggio 2023, in occasione della visita in Vaticano di Tawadros II, papa della Chiesa copta ortodossa di Alessandria, sono stati inseriti 21 martiri copti ortodossi nel Martirologio Romano. La ricorrenza di questi 21 santi cade il 15 febbraio. Essi erano già presenti nel Sinassario copto alla data 8 amshir, corrispondente al 15 febbraio del calendario gregoriano (vedi). Il martirio è infatti avvenuto proprio il 15 febbraio 2015, su una spiaggia della Libia.
«Le ventuno vittime del massacro erano operai edili che lavoravano in un cantiere di Sirte. Di loro solo venti erano cristiani egiziani assieme ad un cittadino ghanese che lavorava insieme al gruppo ma che si sarebbe convertito proprio vedendo la fede dei colleghi» (vedi).
Pochi giorni fa, il 15 febbraio 2024, a nove anni esatti dal loro martirio, c’è stata la prima ricorrenza per la Chiesa cattolica. Nella Basilica di San Pietro, il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per l’Unità dei Cristiani, ha presieduto una celebrazione ecumenica insieme ad altri prelati copti ortodossi (vedi). È seguita poi la proiezione della pellicola “I 21: la potenza della fede”, realizzata con il patrocinio del patriarca della Chiesa copta.
Alcuni tratti della vicenda del martirio sono descritti in un bel articolo di Marina Corradi su Avvenire, scritto solo 3 giorni dopo l’accaduto (18 febbraio 2015):
«Un occidentale non esperto non avrebbe potuto accorgersene. Ma Antonios Aziz Mina, vescovo copto di Giza, cittadina egiziana, nel guardare il video della esecuzione dei ventuno lavoratori cristiani copti uccisi dall’Is ha osservato le labbra dei condannati negli ultimi istanti, e dal labiale ha letto che invocavano il nome di Gesù Cristo. (…). Noi cristiani del mondo finora in pace fatichiamo a capire. Ci paiono giganti quelli che muoiono, come ha detto il Papa dei ventuno copti, da martiri. Eppure se guardiamo le facce di quegli stessi prigionieri nel giorno della cattura, in fila, i tratti mediterranei che li fanno non così diversi da molti ragazzi nel nostro Sud, ci paiono uomini come noi, con gli occhi sbarrati di paura. E allora che cosa determina, nell’ultima ora, quella irriducibile fedeltà a Cristo? Una grazia, forse, e insieme il riconoscere, con assoluta evidenza, nell’ultimo istante, il nome in cui, perfino nella morte, nulla è perduto: famiglia, figli, madri e padri e amori, non annientati ma ritrovati e salvati. Pronunciano davanti alla morte quel nome come un irriducibile «no» al nulla, in cui i boia credono di averli cancellati» (vedi).
L’inserimento nel Martirologio Romano di questi santi martiri copti ortodossi si collega all’ecumenismo del martirio. Papa Francesco li aveva ricordati il giorno subito successivo all’esecuzione (16 febbraio 2015):
«Dicevano solamente: “Gesù aiutami”. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’uno con l’altro ad andare avanti con l’”ecumenismo del sangue”» (vedi)
Nell’omelia nella summenzionata celebrazione del 15 febbraio 2024, il cardinale Kotch ha affermato che, proprio come la Chiesa dei primi secoli era convinta che il sangue dei martiri sarebbe stato seme per nuovi cristiani, noi oggi possiamo accarezzare la speranza, nella fede, che il sangue dei così numerosi martiri del nostro tempo possa un giorno dimostrarsi seme di una piena ecumenica unità del Corpo di Cristo, ferito da così tante divisioni (vedi).
Il bel libretto della preghiera ecumenica è liberamente scaricabile da (vedi). Mi piace terminare l’articolo con l’orazione conclusiva:
«Dio onnipotente, forza dei deboli, che hai chiamato alla gloria eterna i 21 Martiri Copti di Libia mentre fissavano i loro occhi su Gesù Cristo e confessavano il Suo Santo Nome nella forza dello Spirito, fa che il loro sangue versato sia seme di cristiani e della loro unità, affinché il mondo creda» (ibidem)