Verso l’euro

di Giacomo Funghi · Prima ancora che la seconda guerra mondiale finisse, a Bretton Woods, negli Stati Uniti, vennero siglati i nuovi patti internazionali sul regime dei tassi di cambio. Venne scelto di adottare un sistema di tassi di cambio fissi e di tenere chiuso il conto di capitale, ossia le operazioni finanziarie potevano essere effettuate solo all’interno del paese, un italiano, per esempio, non poteva comprare titoli pubblici o privati statunitensi e viceversa. Questo per rispettare “il trittico dell’impossibilità ” che impedisce di avere contemporaneamente tassi di cambio fissi, una politica monetaria autonoma e la perfetta mobilità dei capitali.

barriera della differenza linguistica, ma soprattutto manca una politica fiscale comune. Manca anche un organo politico che legittimato ad occuparsene perché né il parlamento né la commissione europea sono autorizzati ad agire in tal senso. Infatti negli anni dal 1997 con il Patto di Stabilità e Crescita e con le sue modifiche (attualmente sospeso per la crisi pandemica) si è cercato di ovviare a questa mancanza cercando una cooperazione fiscale più che una politica comune. Anche se molto assente sui giornali italiani, attualmente questi termini di integrazione politica – fiscale sono discussi nel parlamento europeo, con proposte che mirano sempre di più alla realizzazione di un’Europa più unita, che possa essere in grado di affrontare le grandi sfide internazionali.