«Tutto appartiene all’amore». Note a margine sulla lettera apostolica di Papa Francesco per San Francesco di Sales

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di Stefano Liccioli · Devo dire che mi ha colpito l’attenzione e l’approfondimento che Papa Francesco ha riservato alla figura di San Francesco di Sales nel quarto centenario della sua morte con la lettera apostolica “Totum amoris est”. Il documento del Santo Padre è infatti ricco di riferimenti biografici (vengono ripercorsi i momenti salienti della vita del Santo) che accompagnano brani tratti dalle opere del Vescovo di Annecy.

Attraverso questa lettera credo che il Pontefice voglia mostrare quanto la vita di San Francesco sia particolarmente attuale ed esemplare per tutte le persone, non solo i credenti, ma tutti gli uomini e le donne di oggi. Mi sento di aggiungere che il messaggio del Santo sia in sintonia con il magistero del Papa che a più riprese, a cominciare da “Evangelii gaudium”, ha toccato vari temi salesiani.

Penso, ad esempio, all’immagine cara a Papa Francesco della Chiesa come “un ospedale da campo dopo una battaglia” e la sottolineatura che Bergoglio fa dell’azione pastorale del Vescovo di Annecy:«D’altra parte, i suoi scritti non si possono considerare come una teoria composta a tavolino, lontano dalle preoccupazioni dell’uomo comune. Il suo insegnamento, infatti, è nato da un attento ascolto dell’esperienza. Egli non ha fatto che trasformare in dottrina ciò che viveva e leggeva con acutezza, illuminata dallo Spirito, nella sua singolare e innovativa azione pastorale. Una sintesi di questo modo di procedere la si ritrova nella Prefazione allo stesso Trattato dell’amore di Dio:“Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore”». Andando un po’ indietro nel tempo mi viene in mente l’incipit della costituzione pastorale “Gaudium et spes”:«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. […] Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia».

L’aspetto, però, che più mi sembra corrispondere alla convinzione di Papa Francesco secondo la quale «oggi non viviamo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento di epoca» è la considerazione che San Francesco di Sales «un po’ per dono di Dio, un po’ per indole personale, e anche per la sua tenace coltivazione del vissuto, egli aveva avuto la nitida percezione del cambiamento dei tempi. È quanto ci attende come compito essenziale anche per questo nostro passaggio d’epoca: una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità ma capace di abitare il mondo, di condividere la vita della gente, di camminare insieme, di ascoltare e accogliere […] È quello che Francesco di Sales ha compiuto, leggendo, con l’aiuto della grazia, la sua epoca. Perciò egli ci invita a uscire da una preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le strutture, per l’immagine sociale e a chiederci piuttosto quali sono i bisogni concreti e le attese spirituali del nostro popolo».

Credo che a tutti i livelli della Chiesa dovremmo fare nostra la lezione del Vescovo di Annecy e renderci conto che i cambiamenti d’epoca sono un’opportunità per l’annuncio del Vangelo. Invece che lamentarci dovremmo imparare a leggere i segni di tempi e capire come portare la Parola di Dio agli uomini di oggi, in particolare ai giovani.

Concludo questa mia riflessione con una citazione di San Francesco di Sales che non è riportata nella lettera apostolica, ma che mi ha sempre colpita. Si tratta della dietà dell’anima in base alla quale ci vuole «una tazza di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza». Non posso che pensare a don Bosco che proprio a San Francesco intitolo la sua congregazione, i salesiani. La dieta dell’anima è la ricetta che ogni bravo educatore dovrebbe seguire e mettere in pratica.

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Stefano Liccioli

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