Tre simboli da Marsiglia: il mare, il porto, il faro.

499 500 Andrea Drigani
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di Andrea Drigani · Francesco ha concluso, il 23 settembre, a Marsiglia, nel Palais du Pharo, i lavori dei «Rencontres Méditerranéennes». Il Papa ha esordito, nel suo discorso, ricordando che la città di Marsiglia è molto antica e fin dalle origini ha presentato un carattere composito e cosmopolita; pertanto ha voluto proporre alcuni pensieri attorno a tre realtà che caratterizzano Marsiglia: il mare, il porto e il faro.

Il mare, ha detto Francesco, ha fatto di questa città un mosaico di speranza, rendendola, ad un tempo, plurale e singolare, in quanto è la sua pluralità, frutto di incontro con il mondo, a renderne singolare la storia. Gli scambi intercorsi tra i popoli hanno reso il Mediterraneo culla di civiltà, mare straripante di tesori. Il «mare nostrum», ha continuato il Papa, è spazio di incontro: tra le religioni abramitiche; tra il pensiero greco, latino e arabo; tra la scienza, la filosofia e il diritto.

Francesco, a tal proposito, ha poi citato Giorgio La Pira che leggeva nel Mediterraneo non una questione conflittuale, bensì una proposta di pace, indicandolo come un misterioso lago di Tiberiade allargato.

Il Mediterraneo – ha affermato – esprime un pensiero non uniforme e ideologico, ma poliedrico e aderente alla realtà; un pensiero vitale, aperto e conciliante, un pensiero comunitario anche per rispondere ai nazionalismi antiquati e belligeranti che vogliono far tramontare il sogno della comunità delle nazioni.

Questo mare è inquinato dalla precarietà, dalla povertà, dalla criminalità. Il vero male sociale, in effetti, non è tanto la crescita dei problemi, ma la decrescita della cura. Quanta gente che abita sulle sponde del Mediterraneo – ha aggiunto il Papa – vive immersa nella violenza e patisce situazioni di ingiustizia e di persecuzione, che costringe anche alla fuga e all’emigrazione. C’è un grido di dolore che sta tramutando il Mediterraneo da «mare nostrum» in «mare mortuum», da culla della civiltà a tomba della dignità.

Il porto di Marsiglia – ha osservato Francesco – è da secoli una porta spalancata sul mare, sulla Francia, sull’Europa. Una porta che non può essere chiusa. Il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obbiettive difficoltà.

Lasciamoci toccare – ha detto ancora Francesco – dalla storia di tanti nostri fratelli che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare e non chiudiamoci nell’indifferenza. La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà.

Venendo all’ultima immagine, quella del faro, che illumina il mare e fa vedere il porto, il Papa ha pensato soprattutto ai giovani, poiché sono loro la luce che indica la rotta futura. Pertanto le università mediterranee dovrebbero divenire laboratori di sogni e cantieri di futuro, dove i giovani maturino incontrandosi, conoscendosi e scoprendo culture e contesti vicini e diversi. E’ necessario pure riflettere sul mistero di Dio, che nessuno può pretendere di possedere o di padroneggiare, e che anzi va sottratto ad ogni utilizzo violento e strumentale, consci che la confessione della sua grandezza presuppone in noi l’umiltà dei cercatori.

Ed ecco l’invito conclusivo di Francesco: siate mare di bene, per far fronte alle povertà di oggi con sinergia solidale; siate porto accogliente per abbracciare chi cerca un futuro migliore; siate faro di pace per fendere, attraverso la cultura dell’incontro, gli abissi tenebrosi della violenza e della guerra.

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