Per Don Giovanni Minzoni. A 100 anni dalla morte.

Entrato nei ranghi dell’esercito italiano, don Minzoni concepì il servizio militare da cappellano, come una prova di patriottismo che compensava la lunga assenza dalla vita politica italiana dei cattolici, dalla presa di Roma del 1870 fino al 1915. Furono tanti quelli come lui, che vissero la prima guerra mondiale come Quarta guerra di Indipendenza, fra questi Igino Giordani, Giuseppe Donati, Giovanni Gronchi, Attilio Piccioni e Giosuè Borsi. Questi, ad eccezione di Borsi che morì in combattimento nel 1915, furono fra l’altro dirigenti del Partito popolare di don Luigi Sturzo, a cui aderì, nel 1919, anche don Minzoni. Durante la Grande guerra, don Minzoni compì un’azione eroica, squisitamente militare, alla testa di un reparto di arditi rimasto senza ufficiali, che erano morti in combattimento, li guidò all’assalto di una postazione austriaca catturando numerosi prigionieri e due mitragliatrici. Perciò fu decorato di medaglia d’argento al valor militare.

Come già detto, nel 1919 aderì al partito di don Sturzo, e si schierò sin dal primo dopoguerra contro il nascente fascismo. Il suo essere prete, schierato dalla parte dei contadini, iscritto al partito popolare italiano ed eroe di guerra, lo fece diventare quanto di più temibile potesse essere, in quel contesto storico, un avversario del fascismo, che si proclamava il partito dei combattenti della Grande guerra. Don Minzoni fu ucciso il 23 agosto di cento anni fa per tutte queste ragioni, che facevano di lui un simbolo rinnovatore del cattolicesimo e della politica italiana del Novecento. Un avversario del fascismo e di ogni totalitarismo. Giuseppe Donati, direttore del Popolo, organo del Ppi, fece una grande battaglia giornalistica per accusare il quadromviro Italo Balbo, di essere il mandante dell’omicidio di don Minzoni. Invano, perché, come era prevedibile, Balbo fu assolto da ogni accusa. Rimane il fatto, storicamente certo, che don Minzoni fu assalito a bastonate, che gli procurarono la frattura del cranio, da due sicari fascisti vicini a Italo Balbo. Don Giovanni Minzoni è ancora oggi un grande punto di riferimento per tutti coloro che credono che i cristiani debba essere sempre dalla parte del popolo, della libertà e della democrazia.