di Francesco Vermigli · A quarant’anni esatti dall’ultimo intervento vaticano sull’appartenenza dei fedeli cattolici alle associazioni massoniche, la Santa Sede è di nuovo tornata sul punto. Mi riferisco alla risposta che il Dicastero per la Dottrina della Fede ha dato il 13 novembre scorso ad una richiesta – circa l’indirizzo pastorale da tenere nei confronti degli affiliati o almeno simpatizzanti della massoneria – proveniente dal vescovo di Dumaguete nelle Filippine, mons. Julito Cortes. La risposta giunge nella forma del “foglio di udienza con il papa”, dal momento che porta la firma tanto dell’attuale prefetto Víctor Manuel Fernández quanto quella di papa Francesco. Su questa stessa rivista online il prof. Andrea Drigani ha già pubblicato in precedenza due articoli sul tema della massoneria: uno nell’ottobre 2015 dal titolo L’appartenenza alla Chiesa e altre appartenenze (vedi), l’altro sul libro di Pinotti nell’agosto 2021 con il titolo «Potere massonico». Spunti dal libro di Ferruccio Pinotti (vedi).
A ben vedere, l’ultimo documento condivide con il precedente del 26 novembre 1983 (a firma dell’allora prefetto della Congregazione, Joseph Ratzinger) la natura occasionale del testo: se in questo recente documento è un vescovo a chiedere indicazioni pastorali, in quello precedente si risponde alla richiesta (senza specificare da chi essa provenisse) «se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore». Interventi ancora precedenti sono la Dichiarazione circa l’appartenenza dei cattolici ad associazioni massoniche del 17 febbraio 1981 e prima ancora la Notificazione ai Presidenti delle Conferenze episcopali riguardante l’appartenenza di cattolici ad associazioni massoniche, del 19 luglio 1974, anche questi promulgati dalla medesima Congregazione per la Dottrina della Fede. Eppure, tutti questi documenti si richiamano a precedenti dichiarazioni e a sistemazioni dottrinali elaborate dalla Chiesa in precedenza. In altri termini, è dai tempi dell’enciclica Humanum genus di papa Leone XIII, promulgata il 20 aprile 1884 e la conseguente istruzione del Sant’Uffizio Ad gravissima avertenda del 10 maggio successivo che la Chiesa non ha più riflettuto in maniera organica sul tema: se non l’ha fatto, è perché non è cambiato nulla da questo punto di vista.
Ma quali sono i principi fondamentali che affermano l’inconciliabilità tra la dottrina cattolica e le opinioni massoniche? Innanzitutto, il carattere settario e nascosto del loro congregarsi, della loro appartenenza clientelare e delle decisioni prese: un lungo percorso unisce su questo punto la lettera apostolica del 28 aprile 1738 di papa Clemente XII In eminenti apostolatus specula alla dichiarazione sulla massoneria del 1983, con il suo riflesso giuridico nel can. 1374 dell’attuale Codex iuris canonici. Come accennato in precedenza (la richiesta alla Congregazione nasce proprio dalla genericità del riferimento nel Codice del 1983), il Codice non fa riferimento esplicito alla massoneria, perché appare guidato in questo da un criterio di opportunità: in questo modo la norma copre ogni associazione segreta che cospiri contro la dottrina cattolica, al di là che nella sua denominazione riporti o meno un riferimento ai “frammassoni”.
Tuttavia, la recente risposta alla richiesta proveniente dalle Filippine ci apre anche un’ulteriore occasione di riflessione. Il testo rimanda – si dice su un “piano dottrinale”, ma forse si sarebbe detto meglio “su un piano disciplinare” – a quanto stabilito nel 1983. Ma la richiesta che ha suscitato questo documento del Dicastero per la Dottrina della Fede ha un’indole pastorale e su questo punto vorrei dire un’ultima cosa.
Il documento termina dicendo che «sul piano pastorale, il Dicastero propone ai vescovi filippini di svolgere una catechesi popolare in tutte le parrocchie, riguardo alle ragioni dell’inconciliabilità tra fede cattolica e massoneria». In altri termini, a giudizio del documento è opportuno che nella realtà filippina (e per analogia in ogni realtà ecclesiale che veda un ingravescente diffondersi delle associazioni massoniche) la Chiesa trovi occasioni atte a mostrare che dottrina cattolica e opinioni massoniche sono inconciliabili. Questo punto tocca un aspetto ulteriore rispetto alla segretezza di questa associazione, su cui abbiamo già puntato l’attenzione. Affronta piuttosto l’argomento di quale dio intenda perorare la massoneria; al netto di quanto davvero un affiliato o almeno simpatizzante di tale associazione creda in una percezione teista della divinità.
La dottrina cattolica non crede in un “dio orologiaio” dell’universo; la dottrina cattolica crede in un Dio che ha creato tutte le cose (visibili e invisibili) per benevolenza e per amore dell’uomo ha mandato il suo Figlio in questo mondo. Mentre il massone (ma quanto – lo ripetiamo – davvero un affiliato di oggi crede a tutto questo? quanto piuttosto è invece affiliato per convenienza e per clientelismo?) crede in una divinità a prescindere dalla rivelazione, il cattolico crede – e credendo si stupisce – che il Dio in cui crede è un Dio che per amore crea e che per amore salva; un Dio che si rivela nella libertà della sua benevolenza. Insomma, per dirla in breve, rispetto al teismo massonico, la dottrina cattolica su Dio è davvero tutta un’altra storia…