di Francesco Romano • La direzione delle comunità primitive in Gerusalemme, secondo la testimonianza degli Atti degli Apostoli, fu inizialmente nelle mani degli Apostoli sotto la presidenza di Pietro a fianco dei quali stavano i presbiteri, cioè gli anziani. Si ritiene che questi fossero da principio i primi convertiti della comunità primitiva, chiamati però a questo ufficio non per la loro età, ma per la loro capacità.
I presbiteri dividevano una parte della loro responsabilità con gli Apostoli, ai quali erano subordinati. Assieme a essi vi erano gli interpreti ufficiali della tradizione e i custodi dell’unità della comunità. Che in grado assai elevato prendessero parte alle decisioni, lo dimostra il fatto che collaboravano con gli Apostoli Paolo e Barnaba nella loro attività in qualità di missionari tra i pagani.
Accanto agli uffici degli Apostoli e dei presbiteri, incontriamo nella Chiesa in Gerusalemme un altro ufficio, quello dei diaconi, tra i quali eccelle il protomartire Stefano. I diaconi erano soggetti alla direzione della comunità e la loro scelta iniziale, in numero di sette, avveniva da parte degli Apostoli stessi i quali impartivano le relative potestà con l’imposizione delle mani. Le loro funzioni erano sia di natura caritativa sia di cura delle anime: battezzavano, predicavano e si occupavano dei poveri della comunità.
Dopo la partenza degli Apostoli, verso il 44, la comunità primitiva in Gerusalemme venne diretta da Giacomo il Minore, che era Apostolo nel senso originario. Con la designazione a tale compito da parte degli Apostoli, apparve un nuovo elemento costituzionale, quello del presidente della comunità legato al luogo. Giacomo presiedeva un collegio di presbiteri e benché il nome di “vescovo”, “episcopus”, gli sia stato dato solo dalla tradizione, senza che le fonti più antiche ne facciano cenno, risulta tuttavia che la sua posizione e funzione in Gerusalemme era quello di reggitore o vescovo di Gerusalemme e Giacomo appare come l’unico presidente della comunità, ma non il suo signore assoluto. Da questo si rileva che il consiglio degli anziani o sacerdoti prendeva parte alla direzione della comunità, che perciò la loro funzione non era soltanto onorifica e che pertanto l’organizzazione originaria della comunità conteneva elementi monarchici e democratici.
Un altro tipo di comunità era rappresentato dalle comunità cristiane prevalentemente dell’Asia Minore, le quali sorsero in seguito all’attività missionaria degli Apostoli, particolarmente di Paolo e dei loro discepoli e collaboratori. Le loro caratteristiche consistevano nel fatto che gli apostoli, soprattutto Paolo, tenevano nelle loro mani la vera e propria direzione delle stesse. In questo modo, per esempio, era organizzata la comunità di Corinto, per la quale era responsabile l’Apostolo Paolo, come risulta chiaramente dalle Lettere ai cristiani di quella città. Essa era pertanto senza un proprio presidente, acefala. In effetti la potestà di giurisdizione era in mano degli apostoli missionari, ma si deve osservare che secondo gli Atti degli Apostoli, verso la fine dell’apostolato di Paolo furono istituiti in alcune comunità dei veri e propri presidenti.
Cionondimeno anche le comunità senza un presidente autonomo avevano il loro collegio di anziani e persino un presidente, con autorità delimitata e subordinata agli Apostoli, come pure dei diaconi. Inoltre esistevano delle stazioni di missioni, cioè delle piccole comunità che si trovavano ancora all’inizio e che non di rado erano affidate solamente a un diacono, finché erano in grado di assumere forme più solide di organizzazione.
Con la morte degli Apostoli l’istituzione delle comunità acefale incominciò a ridursi e al loro posto, dalla fine del primo secolo, divenne forma costitutiva delle comunità stesse definitivamente organizzate, quella di tipo monarchico già nota in Gerusalemme, con presidente legato a latere e con il collegio del consiglio degli anziani.
Oltre agli uffici di vescovo (presidente), sacerdote e diacono, esistevano anche incarichi e servizi subordinati, la cui origine risale al primo secolo. In parte si tratta di compiti riguardanti il culto divino, in parte questioni amministrative e caritative-sociali, trattate sia da uomini che da donne. Nel corso dei secoli successivi si svilupparono da ciò i gradi minori di organizzazione, gerarchicamente distribuiti, i quali rimasero delimitati agli uomini, mentre le funzioni degli uffici femminili, come quello delle diaconesse, delle vedove consacrate, ebbero uno sviluppo decrescente.
Se nelle attribuzioni del Vescovo, del consiglio degli anziani e degli altri uffici ecclesiastici non si trattava solamente di cura d’anime, ma anche di governo e di amministrazione, la Chiesa primitiva conosceva anche persone favorite di particolari doni di grazia, i carismi di Dio. Profezia, speciali attitudini oratorie e linguistiche, maestri ispirati delle verità divine, costituivano forme di espressione della forza carismatica dei primi cristiani. Perciò la Chiesa antica enumerava profeti e profetesse, dotti ed evangelisti, i quali assolvevano brillantemente il compito missionario della Chiesa.
Dall’entusiastica dedizione dei primi cristiani risulta che tali carismatici godevano di particolari onori e il loro prestigio nelle comunità era grande. Naturalmente si ebbero anche degli abusi di pseudo carismatici, i quali fingevano di avere tale dono. Perciò gli Apostoli e i presidenti delle comunità cristiane esercitavano un controllo su di essi, riservandosi il giudizio sulle loro azioni. I carismatici venivano muniti di particolari segni di identificazione, atti a dimostrare la loro autenticità riconosciuta dalla Chiesa.
Questa circostanza va messa in rilievo dal momento che in base a diverse teorie si afferma che l’organizzazione originaria della Chiesa era completamente o prevalentemente nelle mani dei carismatici accanto ai quali non esisteva affatto un governo e una amministrazione vera e propria delle comunità. Una tale asserzione non trova alcuna conferma nelle fonti.
I carismi infatti sono doni che spesso agiscono solo per un breve periodo e dei quali singole persone vengono in particolar modo insignite. Tuttavia tali carismi non erano riservati esclusivamente ai profeti, ai predicatori vaganti e ai catechisti. Anche Vescovi e altri dignitari ecclesiastici potevano esserne dotati. L’ufficio ecclesiastico e il dono carismatico sono due cose completamente diverse, l’uno non implica l’altra.
In conclusione si può affermare della Chiesa primitiva che essa aveva già in sé le tracce fondamentali di una costituzione ordinata di comunità: Non si trattava affatto di “anarchia carismatica” alla quale mancavano gli elementi essenziali di un’organizzazione sociale, ma di una forma primitiva di suddivisione gerarchica che era ancora nello stadio di pieno sviluppo. Perciò i poteri del presidente del consiglio degli anziani e degli altri dignitari non erano ancora univocamente stabiliti. Tuttavia esisteva una chiara tendenza nel senso dello sviluppo dell’episcopato monarchico, accanto al quale la collaborazione collegialmente organizzata del consiglio degli anziani che aveva tratti democratici passava in secondo piano. Al di sopra di tutte le comunità però stava l’alta autorità degli Apostoli, degli ufficiali e dei successori da loro ordinati.