L’Antimafia nel segno del Vangelo al fianco dello Stato
In queste settimane, mentre sono usciti nuovi particolari sulle complicità che hanno favorito la superlatitanza del Padrino successore di Totò Riina, non si è nascosto nemmeno il vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli. Pugliese, da dieci anni in Sicilia. Ha parlato di coscienza civile ancora «narcotizzata» e di zone grigie diffuse da superare. Ma ritiene l’arresto del boss Messina Denaro «una svolta». Guarda con speranza all’esempio dei giovani, «da sostenere e accompagnare». Ed è pronto, insieme a tutti i vescovi siciliani e alla Chiesa dell’isola a fare la propria parte, con un nuovo linguaggio evangelico e popolare, capace di far crescere generazioni nuove di credenti e di far arrivare il messaggio anche ai non credenti, generando quotidianamente spazi di bene nel corpo sociale, un umanesimo dal basso, che si apre al futuro nella sapienza vissuta tra e con i poveri. Facendo sì che l’esempio educativo di figure come don Pino Puglisi e il “giudice ragazzino” Rosario Livatino già proclamati beati, come Biagio Conte e tante altre vittime tra cui Falcone e Borsellino, diventi sempre più patrimonio di “anticorpi” a protezione della legalità. Figure che hanno ancora molto da insegnare, non solo alla Chiesa, con quella testimonianza propria del Vangelo che crea relazioni più forti di ogni legame d’ingiustizia e di cupidigia del denaro.
Anche oggi la Chiesa insieme alla Scuola ed alle famiglie si propone come Comunità educante in un mondo che cambia. Ma tocca allo Stato ed alle sue Istituzioni combattere con fermezza alle radici, con tutti i mezzi possibili e l’uso di sofisticate tecnologie, i sodalizi malavitosi più strutturati. A partire dai reati di corruzione, indissolubilmente legati a quelli di mafia, perché la delinquenza organizzata ( ce lo dimostra il tesoro accumulato con l’aiuto della massoneria e della politica da Mattia Messina Denaro: pari ad oltre 4 miliardi di euro in una provincia, quella di Trapani, dove la media dei redditi pro capite è tra le più basse d’Itali) è ormai diventata un operatore economico globale. Con una vocazione imprenditoriale, specializzata nella fornitura di beni e servizi non solo illegali, che ricorre alla corruttela anche per procacciarsi informazioni riservate, documenti falsi, pilotare i procedimenti di evidenza pubblica, riciclare i propri proventi. E’ indispensabile farlo ora che si sono risvegliati gli appetiti per i 248 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Molti boss stanno già pregustando, senza alcun pudore, di spartirsi la torta degli appalti.