Isole mariane a Hiroshima e Nagasaki

di Giovanni Campanella · Lo scorso agosto è ricorso il 78° anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945), i primi della storia. La bomba atomica esplosa a Nagasaki uccise all’istante 40.000 persone e ne ferì 75.000 (alla fine del 1945 morirono 74.000 persone per le conseguenze del bombardamento).

«La bomba nucleare esplose ad una altezza di 500 metri, a mezzo km dalla cattedrale di Urakami Tenshudo, la cattedrale dell’Immacolata Concezione, le cui guglie erano state prese come punto di riferimento dai piloti del B-29 che sganciò l’ordigno al plutonio, denominato “Fat Man”. In quel momento nella cattedrale vi erano una trentina di fedeli che si stavano confessando per prepararsi degnamente alle celebrazioni dell’Assunzione. La cattedrale distrutta era la più grande chiesa cattolica in Asia, costruita nell’arco di 30 anni» (vedi)

Non per nulla, Nagasaki era all’epoca il più importante centro della comunità cattolica nipponica, con una storia risalente al sedicesimo secolo, fatta di martiri (tra gli altri, 26 nel 1597 e 56 nel 1622) e di una fede tenace, che è sopravvissuta anche con battesimi nascosti e nonostante l’impossibilità di accedere all’Eucaristia per lunghi periodi a causa dell’assenza di sacerdoti. Prima dell’agosto 1945, a Nagasaki viveva il 70% dei cattolici giapponesi. Proprio a Nagasaki visse per 6 anni, dal 1930 al 1936, san Massimiliano Maria Kolbe, che lì fondò il piccolo convento-città dell’Immacolata (“Mugenzai No Sono”) sull’esempio di Niepokalanow, nei pressi di Varsavia. Quindi anche da Nagasaki, San Massimiliano propagò la Milizia dell’Immacolata (di cui si parla proprio nel numero di agosto de Il Mantello). Da lì diffuse il Kishi, versione giapponese della rivista Il Cavaliere dell’Immacolata, che nel 2020 ha compiuto novanta anni.

Nonostante le immani distruzioni dovute alle bombe, sia a Nagasaki che a Hiroshima si verificarono degli eventi difficilmente spiegabili con la ragione e la scienza ma legati da un filo conduttore.

A seguito dello scoppio della bomba, il convento-città fondato da Kolbe rimase miracolosamente illeso. Eventi simili si verificarono anche a Hiroshima.

Il professor Hikoka Vanamuri, già professore di filosofia all’Università di Tokyo, stava facendo delle ricerche nella biblioteca di Hiroshima quando scoppiò la bomba. In quel momento vide l’immagine della Madonna di Fatima in un libro portoghese che stava consultando. Sebbene avvolto da una luce accecante, il professore rimase illeso. Il dottor Keia Mujnuri, suo amico, appurò con un esame a raggi X che il suo corpo non aveva subito danni o scottature.

Anche i padri gesuiti Schiffer, Lassalle, Kleinsorge e Cieslik erano a Hiroshima, di servizio nella parrocchia dell’Assunzione di Maria (!), e sopravvissero. Schiffer stava andando a fare colazione, dopo aver celebrato la Messa, quando la bomba lo fece sbalzare via. Dopo che si riprese, vide che non vi erano edifici in piedi ad eccezione della casa parrocchiale. In effetti, tutti gli edifici crollarono e tutte le persone morirono immediatamente in un raggio di 1,5 km (quelli più distanti morirono in pochi giorni a causa delle radiazioni gamma) ma i quattro gesuiti rimasero in vita. Schiffer non rimase illeso come il professor Vanamuri: aveva la faccia insanguinata e sentiva alcuni pezzi di vetro dietro al collo. Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi. Egli visse per altri 37 anni in buona salute (morì in Germania nel 1982) e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. Anche gli altri tre padri gesuiti non soffrirono conseguenze successive derivanti dalla bomba.

«Perplessi, hanno avuto tutti sempre la stessa risposta alle tante loro domande: “Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario.” (…). Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte» (vedi)

Più tardi, Schiffer dirà: «Non lo definirei esattamente miracolo ma credo che fossimo sotto una speciale protezione di Dio». Schiffer conobbe negli Stati Uniti i piloti che sganciarono la bomba e li perdonò (vedi).

Ognuno può credere quello che desidera. Però è indubbio che esiste un filo conduttore ben visibile: Maria. Nella dilagante follia distruttrice dell’uomo, sembra quasi che Maria abbia posto una sorta di argine, ricavandosi delle “isole” per confermare alcuni Suoi missionari.