di Andrea Drigani · Il 3 maggio il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo riceve, a Firenze, il Dottorato «honoris causa» in Teologia conferito dalla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale.
Su tale avvenimento ritorneremo sul prossimo numero di questa Rivista, nel frattempo possiamo svolgere alcune considerazioni sulla Sede patriarcale di Costantinopoli e sul ruolo dei Patriarchi alla luce del «Codex canonum ecclesiarum orientalium» (CCEO) promulgato da San Giovanni Paolo II con la Costituzione Apostolica «Sacri canones» del 18 ottobre 1990.
Nella predetta Costituzione Apostolica, San Giovanni Paolo II ribadiva, tra l’altro, che non si deve dimenticare che le Chiese orientali che non sono ancora nella piena comunione con la Chiesa cattolica, sono regolate dal medesimo e fondamentalmente unico patrimonio della disciplina canonica, cioè dai «sacri canoni» dei primi secoli della Chiesa.
Il can. 43 del CCEO, il cui testo è identico al can. 331 del «Codex» latino del 1983, afferma che il Vescovo della Chiesa di Roma, nel quale permane l’ufficio concesso singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e da trasmettere ai suoi successori, è il capo del Collegio dei Vescovi, il Vicario di Cristo e il Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, gode della potestà ordinaria, suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa, che può sempre esercitare liberamente.
Le medesima dichiarazione la troviamo nella Bolla «Laetentur caeli» approvata il 6 luglio 1439, durante il Concilio Fiorentino, nella quale si ristabiliva l’unione tra la Chiesa Latina e la Chiesa Greca, laddove si definisce che la Santa Sede Apostolica e il Romano Pontefice tengono il primato su tutto il mondo e che lo stesso Romano Pontefice è il successore del Beato Pietro principe degli Apostoli e vero vicario di Cristo e capo di tutta la Chiesa, padre e maestro di tutti i cristiani; a lui nella persona del Beato Pietro fu data da nostro Signore Gesù Cristo piena potestà di pascere, reggere e governare la Chiesa universale, come anche si contiene negli atti dei Concili ecumenici e nei sacri canoni.
Riguardo alla sede patriarcale di Costantinopoli, il can. 59 § 2 del CCEO stabilisce l’ordine di precedenza tra le antiche Sedi patriarcali delle Chiese orientali: in primo luogo viene la Sede Costantinopolitana, dopo di essa quella Alessandrina, poi l’Antiochena e infine quella Gerosolimitana.
Tale ordine di precedenza è già stato riconosciuto dai primi Concili Ecumenici: Il Concilio Niceno del 325 al can. 6; il Concilio Costantinopolitano I del 381 ai cann. 2 e 3; il Concilio Calcedonese del 451 al can. 28; il Concilio Costantinopolitano IV del 869-870 al can. 21; ai quali si deve aggiungere il Concilio Lateranense IV del 1215 alla costituzione n.5 e la già citata Bolla «Laetentur caeli» del 1439.
Al § 3 del can. 59 del CCEO si precisa che la precedenza tra tutti gli altri Patriarchi delle Chiese orientali è ordinata secondo l’antichità della Sede patriarcale.
Il can. 56 del CCEO definisce il Patriarca come il Vescovo, al quale spetta la potestà su tutti i Vescovi, non esclusi i Metropoliti, e su tutti gli fedeli della Chiesa di cui è capo, a norma del diritto approvato dalla suprema autorità della Chiesa; il can. 57 § 1, sempre del CCEO, statuisce che l’erezione, il ripristino, la mutazione e la soppressione delle Chiese patriarcali sono riservati alla suprema autorità della Chiesa.
Per suprema autorità della Chiesa s’intende il Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi, di cui è capo il Romano Pontefice, al quale spetta l’approvazione, la conferma e l’ordine di promulgare i decreti dei Concili Ecumenici.
I Patriarcati orientali in piena comunione con la Chiesa cattolica sono: Alessandria dei Copti, Antiochia dei Siri, Antiochia dei Greco-Melkiti, Antiochia dei Maroniti, Baghdad dei Caldei, Cilicia degli Armeni.
Le Chiese patriarcali orientali cattoliche, godono di autonomia nell’ambito delle leggi e delle legittime consuetudini della Chiesa universale, nonché delle leggi e delle consuetudini comuni a tutte le Chiese orientali presenti o richiamate dal CCEO.
Ben diversa è l’«autocefalia» delle Chiese ortodosse che, pur mantenendo una qualche forma di comunione dottrinale e spirituale, si governano da sole in piena indipendenza, senza la benchè minima ingerenza del Patriarca di Costantinopoli o delle altre Chiese.
In tale contesto giuridico tutti gli eventuali contrasti e controversie non trovano una soluzione giurisdizionale.
E’ dal 2019 che vi è uno scisma tra il Patriarcato di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca che ha provocato e continua a provocare una gravissima frattura all’interno dell’Ortodossia, nella quale si è inserita l’invasione russa dell’Ucraina (vedi).
Tutto ciò rallenta oltremodo il cammino per l’unità fra tutti i cristiani; le iniziative come quella promossa dalla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, possono dare un contributo per una ritrovata «cattolicità»