I Social e gli inquietanti volti del disagio giovanile
non è reale ma virtuale. E oggi uno dei grandi rischi è proprio confondere il reale col virtuale. In psicanalisi si chiama allucinazione. L’uso dei Social genera una dipendenza tossica: l’assenza di pausa, l’assenza di intervallo. L’incidente mortale di Casal Palocco è stato provocato da una connessione continua di 50 ore dei ragazzi che l’hanno causato. Mentre si gioca nella realtà virtuale, si toglie la vita ad un bambino nel mondo reale.
E allora, cosa fare? Rinunciare alle nuove tecnologie sarebbe impossibile e sbagliato, ma sicuramente vanno ripristinate le gerarchie di valore all’interno della grande Rete. Orientando i percorsi senza occultare il male: soltanto così potremo sperare di evitarlo. Dimostrando coi fatti la differenza sostanziale fra informazione e conoscenza. Aprendo gli occhi dei giovani, spingendoli a uscire dalle loro cerchie fatate. Dovremmo avvicinarli al fuoco, anche lasciando che talvolta si brucino le dita, invece di indurli a credere di poter sempre farla franca. Incarnare, noi adulti, il limite che loro dovrebbero rispettare.