di Carlo Parenti · Nella mia vita il Signore mi ha fatto incontrare dei grandi maestri di carità, di spessore intellettuale e prodighi di insegnamenti culturali e professionali; ricchi di senso della giustizia e di solidarietà sociale; dispensatori disinteressati di consigli umani e di inviti alla concretezza; testimoni del valore del senso di amicizia. Alcuni di loro ho deluso, ma anche alla luce dei miei sbagli, con il passare degli anni capisco sempre di più la grandezza del loro valore e il dono che ho avuto.
Tra questi don Carlo Zaccaro. Essendo sacerdote dell’Opera della Divina Provvidenza della Madonnina del Grappa fu nei miei confronti paterno nel senso profondo del venerabile don Giulio Facibeni (peraltro mio babbo era morto quando ero liceale). Gli devo molto. Qui voglio farne sintetica memoria nella speranza che la sua figura venga studiata e approfondita dalla Chiesa Fiorentina e non sia dimenticata. Meriterebbe che proprio la Madonnina ne valorizzasse le opere di carità e la profonda fede e il suo amore per Gesù, che incontrava in tutti i bisognosi di aiuto.
La maturazione di don Carlo si deve anche e soprattutto all’incontro con La Pira attraverso il quale -unitamente a don Corso Guicciardini- conobbe e segui il Padre. Infatti, da giovane studente di legge fu vicinissimo al sindaco fiorentino, oggi anch’esso Venerabile. Nacque un’amicizia solidissima. Tante volte sono stato testimone di loro incontri: «cose grandi ragazzi!» (per usare un’espressione cara al professore). Carlo Zaccaro è stato sempre giovane nello spirito, sempre ottimista, sempre proiettato al futuro, ricco di visioni prospettiche di una intelligenza tanto straordinaria ma mai saccente o vanitosa, raffinato giurista, generoso, sempre intento a escogitare soluzioni per aiutare le persone e anche la polis, cristiano fedele al Magistero della Chiesa, servitore attraverso di essa del Signore. Zaccaro – che a trentatré anni, a seguito di una tardiva ma matura vocazione, cui ebbe parte come detto La Pira, diviene sacerdote – nasce a Prato nel 1922 da famiglia agiata. Il padre era un notaio, frequenta il Liceo Dante dove don Bensi – confessore di La Pira – sarà suo insegnante di religione e di cui diventa figlio spirituale.
Si laurea in Giurisprudenza con una specializzazione in diritto agrario e, già sacerdote, ottiene la libera docenza in diritto agrario. Mi raccontò a proposito di come per finire di prepararsi passò sveglio tutta la notte precedente la prova di esame. A questo proposito segnalo che presso l’archivio dell’Università di Firenze sono reperibili documenti riguardanti incarichi di docenza.
Da studente universitario diventa un protagonista della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) sia a Firenze, sia a Roma dove conosce i personaggi che saranno la classe dirigente che ha sviluppato l’Italia del dopoguerra e con molti dei quali conservò sempre una amicizia intensa: tra gli altri don Franco Costa, don Emilio Guano, Giulio Andreotti, Aldo e Alfredo Carlo Moro, Francesco Cossiga. Dopo l’8 settembre ’43 aderì al Gruppo di Radio CORA. Questa (acronimo per COmmissione RAdio) fu un’emittente clandestina, approntata e gestita da membri del Partito d’Azione fiorentino, che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati. Tra gli ideatori dell’iniziativa Carlo Ludovico Ragghianti (che fu tra i fondatori del Partito d’Azione e dopo l’8 settembre 1943 organizzò la resistenza armata in Toscana divenendo presidente del Cln toscano e capo del governo provvisorio artefice della liberazione di Firenze), Enrico Bocci (medaglia d’oro al valor militare per l’impegno nella Resistenza), Tristano Codignola (che nel 1946 viene eletto deputato alla Costituente nelle liste del Partito d’Azione, poi dal 1958 al 1968 deputato del Psi e dal 1968 al 1972 senatore per lo stesso partito), Enzo Enriques Agnoletti (che fu vicesindaco socialista di Firenze con La Pira sindaco e vicepresidente del Senato nel 1983).
Nei locali della Fondazione La Pira è in mostra un documento del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale del 1° settembre del 1944, relativo alle nomine alla Facoltà di Legge di Firenze:
Il C.T.N.L. riconosce ed approva l’avvenuta costituzione del Comitato della facoltà di legge composto dai seguenti membri: Calasso prof. Francesco, ordinario di storia del diritto italiano; La Pira prof. Giorgio, ordinario di diritto romano; Cappellini dott. Francesco, assistente; Codignola dott. Tristano, ex allievo; Zaccaro Carlo, studente. E lo incarica di entrare in funzione in collaborazione col rettore dell’Università.- Firmato: Il presidente del C.T.N.L, Ragghianti.
Una volta don Carlo – che definì gioiosa la sua partecipazione alla Resistenza – mi fece una confidenza che credo ancora poco nota. Caduto il fascismo fu nella commissione di epurazione che giudicò Giovanni Spadolini, di tre anni più giovane, uomo onesto e futuro presidente del Consiglio, che durante la Resistenza per impeto giovanile e ammirazione filosofica per Giovanni Gentile, aderì non ancora diciottenne alla Repubblica Sociale Italiana. Non ricordo davvero la conclusione del giudizio. Oggi mi colpisce la sua tomba al cimitero delle Porte Sante a San Miniato al Monte: sul marmo l’iscrizione “un italiano” e la sua firma; accanto sventola il tricolore. E anche Giorgio La Pira si trovò a giudicare sull’epurazione di quello che fu il suo maestro di diritto romano: Emilio Betti. Ma va detto che i giudizi assolutori che vennero dati non lo furono per dimenticare o rimuovere il passato, ma furono frutto della forza dei giusti in cui prevalse la pietas.
Tramite don Bensi, che gli presentò La Pira, Carlo Zaccaro si avvicinò alla Madonnina del Grappa, e nel 1946 entrò a farne parte, diventando uno dei collaboratori del fondatore don Giulio Facibeni. Nel 1955 venne ordinato sacerdote a trentatré anni. Don Carlo, insieme ad altri sacerdoti, ne proseguì poi l’Opera, seguendo la formazione dei giovani. Nel 1992, su indicazione delle suore di Madre Teresa di Calcutta, fece visita in Albania a un orfanotrofio e rimase scioccato dall’abbandono e dalla sporcizia in cui erano tenuti i bambini, per lo più cerebrolesi. Costruì e arredò un moderno edificio con un efficiente ambulatorio, tuttora funzionante grazie alla generosità di un gruppo di suoi amici. Fu l’inizio di un’attività molto intensa a favore dei più poveri e indifesi in quel Paese. L’Albania per riconoscenza lo ha insignito della Cittadinanza onoraria della Città di Scutari. Sulla sua missione albanese trascrivo una testimonianza del grande suo amico prof. Umberto Santarelli:
da Scutari Don Carlo ci ha insegnato – con l’argomento invincibile della quotidiana testimonianza – cosa voglia dire, in questi nuovissimi tempi di “globalizzazione”, servire il bene di tutti senza farsi irretire dalle disumanità (appariscenti, ma diaboliche) d’un razzismo tanto duro a morire. Ed è riuscito a diventare albanese. Quando, nel 1997, morì l’arcivescovo di Scutari Franco Illia – che era stato per vent’anni detenuto nelle carceri del regime, dove s’era ridotto all’ombra di se stesso – don Carlo scrisse per l’Osservatore Romano un articolo che era insieme l’elogio d’un grande vescovo, una meditazione alta sul ministero eDon Carlo Zaccaro, innamorato di Gesùpiscopale e una pagina di storia dell’Albania che pareva (ma forse era) scritta da un albanese innamorato della propria terra. Don Carlo è stato un uomo vero, gioiosamente convinto di dover essere (per rispondere alla sua vocazione di cristiano e di prete, non per dare sfogo a uno sfizio da intellettuale “impegnato”) il sale della Terra; e disposto giorno per giorno a far tutto l’umanamente possibile per batter fino in fondo questa strada che sentiva sua.
Sempre su Scutari scrive Klodian Kojashi, testimone albanese:
Per don Carlo, la luce della fede e della speranza doveva essere sempre accompagnata dalla formazione, dalle conoscenze di tutti gli ambiti della vita umana per metterle al meglio a servizio dei più deboli, degli abbandonati. Proprio per questo motivo siamo riusciti ad organizzare diversi incontri all’Università. Ricordo molto bene la settimana di incontri all’Università di Scutari, organizzata dal prof. Paolo Grossi, giudice della Corte Costituzionale Italiana.
Ricordo poi la partecipazione di don Carlo alle visite settimanali di Giorgio La Pira agli ergastolani del carcere di Santa Teresa. Oltre a al prof. Pieraccioni vi veniva spesso il sindaco di quei tempi, Bausi, e qualche volta ero presente anch’io. C’erano anche dei magistrati che inflessibili nell’applicazione della legge si adoperavano poi umanamente per alleviare le pene di quelle persone; non ne ricordo i nomi. Si partecipava alla messa del sabato pomeriggio, giorno delle visite. Essa era celebrata da don Danilo Cubattoli, mitico cappellano delle carceri fiorentine; talvolta concelebrante era il suo compagno di seminario, appunto don Zaccaro. Sempre in tema, Luciano Bausi, già assessore con La Pira, poi Sindaco di Firenze e ancora senatore e sottosegretario alla Giustizia, portò in questa ultima veste al carcere di Pianosa il Maggio Musicale Fiorentino e poi , assieme a don Carlo Zaccaro e Fioretta Mazzei, Madre Teresa di Calcutta.
Per una cronaca minore su don Carlo: ha concelebrato – assieme ai monaci benedettini solesmensi francesi dell’allora priorato di Gricigliano – le mie nozze con Marzia Pelizziari nel 1990 e mi è sempre stato di grande aiuto. Grazie a don Carlo ho avuto modo di incontrare molti personaggi autorevoli e apicali sia della Chiesa Cattolica, sia del mondo politico nazionale. Tutti di prim’ordine, e – anche se diversi per fedi e culture – tutti dei gran galantuomini. Don Zaccaro ha raggiunto da Firenze il professore La Pira il 15 maggio 2010.
Su don Carlo Zaccaro si possono leggere i libri di :Mario Bertini, Don Carlo Zaccaro, La fantasia dell’amore, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2011; Vittorio Peri, Carlo Zaccaro, Nel solco di La Pira, Firenze, Polistampa, 2012; Opera Madonnina del Grappa Scritti di Don Carlo Zaccaro per “il Focolare”, Firenze, 2012; C. Parenti (a cura di), Don Corso Guicciardini, Passare dalla cruna dell’ago. Un colloquio su storia e futuro dell’Opera Madonnina del Grappa, Verona Gabrielli Editori, 2018; nonché i siti: https://www.amicidoncarlozaccaro.it/ e http://www.santiebeati.it/Detailed/95601.html