Conversione ecologica nella forma di una ciambella

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di Francesco Lupelli · L’ultimo argomento che è stato trattato nel corso di Economia dello sviluppo da me seguito nello scorso semestre presentava come titolo i Limiti della crescita. Avevamo infatti visto come a partire dalla Rivoluzione industriale nella seconda metà del Settecento il Regno Unito, e poi a seguire i principali Paesi Occidentali, abbiano assistito a una crescita esponenziale espressa in PIL pro capite. Solo più recentemente si sono uniti in questa traiettoria Paesi quali Cina e India recuperando alcune posizioni in questa gara frenetica. È a partire dal 1972 con la pubblicazione del rapporto “The limits to growht” del Club di Roma che si è iniziato a domandarci quanto fosse sostenibile questa crescita; crescita economica che comporta due principali problematiche: progressivo esaurimento delle risorse e aumento di inquinamento su scala globale. Nella fattispecie si sono innescate una serie di crisi ecologiche quali: cambiamento climatico relativo all’aumento delle temperature di +1° rispetto ai livelli preindustriali, perdita di biodiversità e integrità biosferica, acidificazione degli oceani, riduzione della fascia dell’ozono nella stratosfera, deforestazione; giusto per citarne alcune. La nostra casa comune si trova per la prima volta sotto una pressione senza precedenti e non dovuta a cause naturali ma legate all’era dell’antropocene. Da ciò nasce l’idea di concepire le nostre attività comprese tra una base, garanzia universale dei diritti, e un tetto: i confini ecologici planetari. L’immagine di una ciambella ci aiuta a concettualizzare questo spazio di sicurezza per l’essere umano: il vuoto al centro è definito come critical human deprivation, il cerchio interno è come dicevamo the social foundation e quello esterno the ecological ceiling, al di fuori si parla di critical planetary degradation. Una base per il benessere sociale sotto la quale nessuno deve cadere e un tetto ecologico che non deve essere superato, tra questi due confini si trova uno spazio sicuro e giusto per tutti in cui prosperare grazie al perseguimento degli obiettivi sociali e nel rispetto dei confini planetari. Quando si parla di sostenibilità dello sviluppo umano la si intende all’interno di questo spazio in quanto non sarebbe altrimenti perseguibile se il sistema economico non rispettasse i limiti biofisici dei sistemi naturali del nostro pianeta. C’è necessità dunque di un cambiamento, di una conversione ecologica. L’importanza della cura del creato è un tema caro al Santo Padre che ci ricorda di come preservandolo viene “difeso” di rimando il disegno di Dio iscritto nella natura.

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