di Francesco Vermigli · Il mese di settembre quasi termina con la ricorrenza liturgica dei santi arcangeli; cadendo essa, cioè, nel penultimo giorno del mese, il 29. Come noto, si tratta della unificazione all’interno della medesima ricorrenza di tre feste originariamente separate (una per ciascuno degli arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele) nel calendario del cosiddetto rito tridentino. Ma il giorno scelto nella riforma liturgica per celebrare assieme i tre arcangeli è stato individuato, significativamente, in quello che era già attribuito al ricordo di Michele nel precedente calendario. Significativamente, si diceva, perché questo è accaduto quasi a voler riconoscere una primazia di Michele su tutti gli angeli.
Si direbbe che questa primazia possa facilmente poggiarsi su dichiarazioni scritturistiche, che lo riconoscono come il principe delle schiere celesti: così in maniera esplicita accade per due volte in Dn 10 e una volta in Dn 12; mentre parrà implicito il rimando a Michele in Gs 5,14-15, passo in cui si parla del capo delle milizie celesti. Infine, il luogo neotestamentario più noto tra quelli che rimandano a Michele (Ap 12,7-8) – quello della grande lotta contro Satana e i suoi angeli ribelli – se non attribuiscono a Michele il titolo di capo, principe… degli angeli, tuttavia – per il fatto che in esso si dica che combatte con i “suoi angeli” contro Satana – si può considerare un luogo biblico ulteriore, in cui si riconosce a tale arcangelo la posizione di guida e comando delle schiere celesti fedeli a Dio.
In questa sede, non intendiamo però percorrere nel dettaglio ogni occorrenza scritturistica in cui si rimandi alla figura di Michele, più o meno esplicitamente. Qui intendiamo soltanto cogliere di questa presenza nelle grandi volute del libro di Dio gli aspetti principali; quegli aspetti che possano rivelare di Michele il ruolo nella storia della salvezza. Infine, proveremo a piegare queste nostre considerazioni all’attualità; al nostro mondo e a cosa a questo nostro mondo possa dire la figura e la missione dell’arcangelo.
Se anche soltanto rimandiamo ai brani biblici che in precedenza abbiamo accennato, notiamo come siano alcuni gli aspetti ricorrenti nella presentazione di questa sua figura e della missione che gli viene attribuita. In Gs 5 si presenta a Giosuè – subito prima della presa di Gerico – come il capo dell’esercito del Signore. Sebbene, come detto, non sia nominato, questo accade in presenza di aspetti (la spada e la dichiarazione di esser capo degli eserciti celesti) che in seguito verranno associati solo e soltanto alla sua figura. Degno di nota l’invito a togliersi i sandali, perché quel luogo è santo; essendo il luogo in cui si manifesterà a breve la potenza del Signore, con la caduta delle mura di Gerico.
Nelle grandi visioni del libro di Daniele, Michele viene detto ancora “principe” delle schiere, ma viene anche definito come colui che corre in aiuto nella battaglia (Dn 10) e che vigila sul popolo di Dio (Dn 12). L’episodio dei tre giudei salvati dalla fornace ardente in Dn 3, con l’intervento di un angelo protettore – sebbene nella tradizione sia spesso stato riconosciuto come un’ulteriore occorrenza su Michele – formalmente non può essere considerato tale, perché appaiono troppo generici i rimandi alla sua figura.
Infine, nell’Apocalisse Michele – guidando le schiere celesti alla vittoria contro il diavolo e i suoi angeli – partecipa con un ruolo di primo piano alla vittoria escatologica del bene sul male, quella che apre la nuova era e traccia le linee definitive della storia della salvezza.
Ne ha avuto ben donde la nostra tradizione a rappresentare Michele con la spada e con la bilancia assieme; il primo dei due segni ricavabile con maggior facilità dalla Scrittura. Spada e bilancia assieme indicano che la forza che vince sul diavolo è la forza regolata: la potenza, cioè, che non è hybris violenta e incondizionata, ma la determinazione del bene, che nella lotta contro il male non cede, non indietreggia, non si spaurisce. In fondo, sono considerazioni che valgono ancora oggi per l’interiorità dell’uomo in preda alle grandi battaglie dell’anima, come per le grandi lotte della società: determinazione e calma; forza e regolazione.
Come pare avere un’incredibile valenza attuale il significato del nome dell’arcangelo Michele. Come noto, il nome di Michele nasconde la frase “chi è come Dio”. Cioè, il suo nome nasconde una dichiarazione di fede sulla assoluta preminenza di Dio su ogni creatura del cielo e della terra. “Chi è come Dio?”: agli occhi del credente è una domanda retorica, che chiede una risposta unica: “Nessuno!”. Eppure, anche la vita del credente può essere condotta a non riconoscere che non c’è niente e nessuno che si possa paragonare a Dio.
Michele, la sua figura di angelo fedele, la sua missione nella storia della salvezza, la sua spada sguainata, il drago ai suoi piedi e la sua bilancia… ricordano ad ogni uomo che la via dell’idolatria – sempre alla portata di mano – si sconfigge riconoscendo che non c’è nessuno come Dio. In questo unico modo.