«C’est la confiance»: esortazione apostolica di Papa Francesco dedicata a Santa Teresa di Lisieux.

di Francesco Romano • In occasione del 150° anniversario della nascita di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, patrona delle missioni, Papa Francesco le dedica l’Esortazione Apostolica che il 15 ottobre 2023 pubblica sotto il titolo “C’est la confiance”, sulla fiducia nell’amore misericordioso di Dio. “è la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!”. È l’esortazione apostolica sulla fiducia nell’amore misericordioso di Dio.

Papa Francesco spiega le ragioni che lo hanno spinto a dedicare l’esortazione a Santa Teresina in questo modo: “Queste parole così incisive di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata Dottore della Chiesa. Soltanto la fiducia, ‘null’altro’, non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore che tutto dona”.

Aggiunge il Papa che la fiducia in Dio di Teresina “ha un senso integrale, che abbraccia l’insieme dell’esistenza concreta e si applica a tutta la nostra vita, dove molte volte ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il bisogno di avere tutto sotto controllo. È qui che compare l’invito al santo ‘abbandono’. La fiducia piena, che diventa abbandono all’Amore, ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace”. Di conseguenza, scrive il Papa: “Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualsiasi cosa succeda e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza”.

Il Papa osserva che l’anima missionaria di S. Teresa di Lisieux fiorisce dal chiuso della sua cella dove aveva scritto: “Gesù è il mio unico amore”. L’incontro con Gesù “la chiamava alla missione”, tanto da non concepire “la sua consacrazione a Dio senza la ricerca del bene dei fratelli”.

Teresina era entrata nel Carmelo “per salvare le anime” ed esprimeva così la sua anima missionaria: “Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore tanto più le anime che si avvicineranno a me – povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino – correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva”.

Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e la riconoscenza”.

La sollecitudine di Teresina per la salvezza delle anime si alimenta con il fuoco dell’amore che infiamma il suo cuore, per cui il Papa osserva che l’amore di Dio deve necessariamente tradursi in amore per i fratelli: “Il centro della morale cristiana è la carità, che è la risposta all’amore incondizionato della Trinità, per cui le opere di amore al prossimo sono la manifestazione esterna più perfetta della grazia interiore dello Spirito”. La carità diventa il centro della morale cristiana.

Attraverso l’Esortazione apostolica su Santa Teresina il Papa evidenza l’importanza di concentrare l’annuncio in ciò che è essenziale per essere più convincente e radiosa: “Questa Esortazione su Santa Teresina mi consente di ricordare che in una Chiesa missionaria l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa […] non tutto è ugualmente centrale, perché c’è un ordine o gerarchia tra le verità della Chiesa, e questo vale tanto per i dogmi di fede quanto per l’insieme degli insegnamenti della Chiesa, ivi compreso l’insegnamento morale”.

Teresa “respira” continuamente il nome di Gesù, fino alla morte. “Gesù è il mio unico amore”, la sua interpretazione dell’affermazione culminante del Nuovo Testamento: “Dio è amore”. Le ultime parole della “Storia di un’anima” sono “un testamento missionario” perché “esprimono il suo modo di intendere l’evangelizzazione per attrazione non per pressione o proselitismo”.

La necessità di tornare all’essenziale porta Papa Francesco a proporre Santa Teresa come una figura profondamente moderna e concreta spiegando che il suo genio “consiste nel portarci al centro, a ciò che è essenziale, a ciò che è indispensabile. Ella, con le sue parole e con il suo personale percorso, mostra che, benché tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. È lì che Teresa ha fissato lo sguardo e il cuore Come teologi, moralisti, studiosi di spiritualità, come pastori e come credenti, ciascuno nel proprio ambito, abbiamo ancora bisogno di recepire questa intuizione geniale di Teresina e di trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e pastorali, personali e comunitarie. Servono audacia e libertà interiore per poterlo fare”.

Il Papa sottolinea che “In un tempo che invita a chiudersi nei propri interessi, Teresina ci mostra la bellezza di fare della vita un dono”. e guardando al tempo presente, con i suoi molteplici egoismi e la sua sete di potere, esorta a un cambiamento radicale avendo come modello proprio la Santa Teresa di Lisieux. “In un tempo che invita a chiudersi nei propri interessi, Teresina ci mostra la bellezza di fare della vita un dono […] In un momento nel quale prevalgono i bisogni più superficiali, lei è testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione. In un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza. In un tempo nel quale si scartano tanti esseri umani, lei ci insegna la bellezza della cura, di farsi carico dell’altro”.

La fiducia di Teresa abbraccia l’insieme dell’esistenza concreta e si applica a tutta la nostra vita, “dove molte volte ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il sogno di avere tutto sotto controllo”: “La fiducia piena, che diventa abbandono nell’Amore, ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace. Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque cosa accada, potremo andare avanti al di là di ciò che ci succederà e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza”.

Neanche nella grande “prova contro la fede”, che cominciò nella Pasqua del 1896, durante l’ultima fase della sua vita, l’abbandono fiducioso alla misericordia divina abbandona Teresa, ed anzi è ciò che le permette di vincere il suo combattimento spirituale che, in piena temperie ateistica, le aveva fatto sperimentare “la disperazione, il vuoto del nulla”. Già prima del suo ingresso nel Carmelo, Teresa aveva sperimentato una singolare fraternità spirituale con una persona tra le più disperate, il criminale Henri Panzini: “Offrendo la Messa per lui e pregando con totale fiducia per la sua salvezza, lei è sicura di metterlo in contatto con il Sangue di Gesù e non dubita che nel momento finale Dio lo perdonerà, anche senza confessione né segno di pentimento”. “Gesù ti amo”, l’atto di amore continuamente vissuto da Teresa come il respiro, è la sua chiave di lettura del Vangelo.

Il messaggio di Santa Teresa di Gesù Bambino è “aria fresca” per la Chiesa, conclude il Papa. “Io sarò l’amore” è l’opzione radicale di Teresina per una Chiesa non trionfalistica, ma “amante, umile e misericordiosa”: “una grande luce anche per noi oggi, per non scandalizzarci a causa dei limiti e delle debolezze della istituzione ecclesiastica, segnata da oscurità e peccati”.

In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo.

In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo.

Un secolo e mezzo dopo la sua nascita, Teresina è più viva che mai in mezzo alla Chiesa in cammino, nel cuore del Popolo di Dio. Sta pellegrinando con noi, facendo il bene sulla terra, come ha tanto desiderato. Il segno più bello della sua vitalità spirituale sono le innumerevoli “rose” che va spargendo, cioè le grazie che Dio ci dona per la sua intercessione piena d’amore, per sostenerci nel percorso della vita.

Cara Santa Teresina,

la Chiesa ha bisogno di far risplendere

il colore, il profumo, la gioia del Vangelo.

Mandaci le tue rose!

Aiutaci ad avere fiducia sempre,

come hai fatto tu,

nel grande amore che Dio ha per noi,

perché possiamo imitare ogni giorno

la tua piccola via di santità.

Amen.