300 anni di Chiesa cattolica greco-melchita

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di Giovanni Campanella · Lo scorso 11 luglio, durante una conferenza stampa convocata presso la sede patriarcale di Raboué (Libano), il Patriarca melchita Yossef Absi ha annunciato l’Anno giubilare intitolato “La Chiesa cattolica greco-melchita: un cammino ecumenico 1724-2024” e che sarà celebrato appunto nel 2024 per far memoria del trecentesimo anniversario dal ristabilimento della piena comunione tra la Chiesa melchita e la Chiesa di Roma. Le celebrazioni inizieranno il prossimo 11 novembre a Damasco, in Siria,

«con una liturgia solenne presieduta dal Patriarca Youssef Absi nella Cattedrale patriarcale di Nostra Signora della Dormizione. Il programma dell’Anno giubilare comprenderà celebrazioni liturgiche, convegni di studio, pubblicazioni e approfondimenti di carattere storico, teologico e ecumenico, mostre sul patrimonio di spiritualità e arte custodito dalle comunità melchite in Medio Oriente» (vedi).

La chiesa melchita discende dalla chiesa di Antiochia di Siria, antichissima, fondata dallo stesso apostolo Pietro e frequentata dall’apostolo Paolo: proprio ad Antiochia i seguaci di Gesù furono chiamati “cristiani” per la prima volta. Successivamente, dispute teologiche e politiche nel corso delle epoche hanno determinato delle scissioni. Poi, come si sa, all’inizio del secondo millennio, avvenne il Grande Scisma d’Oriente. Dopo molti secoli dallo Scisma, emerse l’occasione di riavvicinamento tra la Chiesa di Roma e una parte della Chiesa di Antiochia. Infatti,

«la Chiesa greco-cattolica melchita nacque nel 1724 per iniziativa di Seraphim Tanas, eletto in quell’anno Patriarca di Antiochia con il nome di Kyrillos VI: elezione contestata dal Patriarca di Costantinopoli, che scomunicò Seraphim Tanas, imponendo un altro Patriarca, Silvestro di Aleppo, sulla sede di Antiochia. Kyrillos, allora, dovette fuggire in Libano per evitare di essere arrestato dalle guardie del Sultano. Solo l’8 luglio 1729 la Santa Sede, con un decreto pubblicato da Propaganda Fide, approvò l’elezione “valida e libera” di Kyrillos VI, che così divenne il primo Patriarca della Chiesa greco-cattolica melchita. I melchiti seguono il rito bizantino codificato e sistematizzato da San Giovanni Crisostomo, e utilizzano come lingua liturgica, accanto al greco, anche l’arabo. Il Patriarcato greco-cattolico melchita estende la sua giurisdizione su tutti i cattolici di rito bizantino residenti nel territorio degli antichi patriarcati di Antiochia, di Gerusalemme e di Alessandria d’Egitto, e sulle comunità nate della diaspora. Appartengono alla Chiesa greco-cattolica melchita circa un milione e 700mila battezzati» (vedi)

L’odierna Antakya, l’antica Antiochia di Siria, non è più sede “materiale” di patriarcati, che si sono spostati nei dintorni a causa di persecuzioni e scismi. Attualmente la Chiesa di Antiochia comprende cinque grandi comunità: il Patriarcato siro-ortodosso, il Patriarcato greco-ortodosso, il Patriarcato cattolico dei Siri, il Patriarcato cattolico dei Maroniti e, appunto, il Patriarcato cattolico dei Melchiti. Anche se solo le ultime tre sono in piena comunione tra loro e con la Chiesa di Roma, tutte le Chiese discendenti da Antiochia sono oggi in buoni rapporti, vivendo nel rispetto reciproco, pregando insieme in numerose occasioni e sostenendosi a vicenda nella diffusione dell’unico Vangelo in un contesto non facile.

L’Anno giubilare sarà l’occasione per celebrare l’unità e per valorizzare il cammino di piena comunione tra tutti i cristiani, nessuna Chiesa esclusa, nessuna che si senta “arrivata”: tutti devono camminare.

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Giovanni Campanella

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